IL RUOLO DEL WELFARE CIVILE
Roma, 13 maggio 2015 – Fondazione Roma
Si svolgerà il prossimo 13 maggio, dalle ore 15 alle ore 19, a Roma, a Palazzo Sciarra, il convegno «Lo sviluppo delle comunità locali: il ruolo del welfare civile», organizzato dalla Fondazione Roma, assieme all’associazione Voice.
Al dibattito prenderanno parte il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma, Nicole Alix, esperta di economia sociale e solidale dell’associazione Confrontations Europe, Antonella Sapio, Presidente di Voice, Luca Pesenti, Docente di «Sistemi di welfare comparati» all’Università Cattolica di Milano, Mario La Torre, Professore dell’Università La Sapienza e membro della taskforce G8 sugli investimenti ad impatto sociale, Stefano Zamagni, Ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna, e Gregorio Arena, Presidente di Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà. La discussione verrà moderata da Raffaele Bracalenti, Presidente dell’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali.
La conferenza parte dalla consapevolezza della crisi del welfare state novecentesco e dal conseguente fiorire di forme alternative, integrative e sussidiarie di risposta ai nuovi bisogni sociali, tra le quali è emerso, in maniera particolare, il cosiddetto welfare civile, una proposta in grado di interpretare sia la domanda di soggettivismo della società civile che la necessità di un maggiore coinvolgimento diretto dei territori.
«Già nel lontano 2008, prima che la Grande Crisi travolgesse il sistema economico mondiale, con particolari conseguenze sul nostro Paese» – ricorda il Prof. Emanuele – «con la mia opera, Il terzo pilastro. Il non profit motore del nuovo welfare, avevo evidenziato le crepe dell’attuale sistema di protezione sociale, costruito, attraverso varie conquiste, nel corso del Novecento, ma non più in grado di rispondere ai bisogni della collettività». «Per questo motivo» – prosegue il Presidente della Fondazione Roma – «avevo elaborato la proposta secondo cui il terzo settore, quel variegato mondo composto da associazioni, fondazioni, ong, cooperative sociali, imprese sociali, onlus, potesse assicurare il superamento della crisi dello stato sociale tradizionale e rappresentasse appunto il “terzo pilastro” in grado di concorrere alla costruzione di una welfare community meno dispendiosa e più efficiente». «Questa idea» – conclude il Presidente Emanuele – «nel corso degli anni si è dimostrata non solo assai efficace, laddove si è potuta dispiegare, ma sempre più necessaria, perché l’ammodernamento dello stato sociale è passato da opzione politica a dato di fatto, con cui la classe dirigente non può più esimersi dal fare i conti. In questo contesto, il welfare civile, che è legato al territorio, ne conosce i bisogni, le forze attive e responsabili, è un protagonista indiscusso, come la Fondazione Roma autorevolmente dimostra, sia sul piano dell’elaborazione teorica che attraverso progetti concreti, di cui, in occasione di questo convegno, presenteremo gli esiti».
Il convegno, con il quale la Fondazione conferma il proprio ruolo di think tank, attento alle maggiori problematiche economiche, sociali e politiche contemporanee, è un’occasione per approfondire ulteriormente il dibattitto teorico e progettuale sull’argomento, anche attraverso il confronto con realtà straniere. L’economista Nicole Alix porterà, infatti, il contributo dell’esperienza francese ed europea. Il tema del welfare civile, del resto, è di stretta attualità e oggi lo sviluppo delle comunità locali è centrale nell’agenda politica, proprio perché rappresenta il “contenitore” più ampio dentro cui possono trovare risposta gran parte dei bisogni sociali, vecchi e nuovi.
La Fondazione Roma in questo campo rappresenta una realtà pionieristica, dal momento che, oltre ad avere organizzato due convegni sull’esperimento inglese della Big Society, ha avviato da anni una propria riflessione, teorica e metodologica, sui nuovi sistemi di welfare, in particolare su quello civile, nell’ottica di una valorizzazione dei cosiddetti corpi intermedi. Nel 2011 è stato inaugurato un progetto di studi e ricerche dal titolo significativo: «Welfare 2020: il sistema di protezione sociale nel nostro paese». Poi la Fondazione è passata all’azione sul campo, attraverso il sostegno al progetto Wel.Com.E. (Welfare for Community Empowerment), un programma sperimentale integrato di ricerca, formazione e intervento territoriale realizzato, dall’ottobre 2013 al dicembre 2014, nell’area di Castel di Guido, dalla associazione Voice, assieme ad alcuni partner (Istituto Psicoanalitico per la Ricerca Sociale, Università della Tuscia, Labsus, Ceida, Associazioni locali). Il progetto, finalizzato alla sperimentazione di nuovi approcci teorico-metodologici per il community work and development, secondo criteri di welfare civile, ha avuto esiti molto positivi, sia sul piano della ricerca, con nuovi strumenti di indagine per lo studio di comunità, sia su quello della formazione, con la proposta di una nuova figura professionale, il «facilitatore dello sviluppo locale», oltre che nell’ambito dell’intervento territoriale. È stato infatti costituito un laboratorio civico, sono state avviate pratiche di agricoltura civile e sociale, è stato creato uno spazio museale di resti preistorici, rinvenuti in stato di abbandono, sono state messe in rete le realtà territoriali e, sul piano culturale, specifiche attività teatrali hanno permesso di riformulare una narrazione collettiva e una storia condivisa del territorio. La sostenibilità di un simile modello di welfare civile è stata analiticamente studiata sotto il profilo economico finanziario nell’ambito di un secondo progetto, sempre sostenuto dalla Fondazione Roma, contestualmente a quello appena citato, ricerca effettuata dalla Fondazione Rosselli, di cui nel convegno verranno presentati i punti principali emersi dall’analisi. Partendo dalle basi teoriche gettate dal citato progetto del 2011 “Welfare 2020”, la ricerca si è indirizzata nell’individuare le condizioni di contesto che possano favorire, o viceversa ostacolare, la realizzabilità in ambito locale di un intervento diffuso e trasversale del “terzo pilastro” considerato come attore di pari grado rispetto agli altri due tradizionali, cioè lo Stato ed il mercato, concentrando l’analisi sulle politiche ed i servizi alla prima infanzia nella Regione Lazio, verso le quali essa ha avviato un percorso di riposizionamento nel quadro della programmazione comunitaria 2014 – 2020.
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