Nella Fondazione Roma si è proceduto nei giorni scorsi all’avvicendamento da parte del Comitato di Indirizzo, come statutariamente previsto, del Consiglio di Amministrazione per scaduto mandato.
Si è ritenuto di attendere la trasmissione agli organi di stampa di questa notizia per doverosa informativa all’Assemblea dei Soci, che è avvenuta ieri, in data 13 novembre.
Questa procedura, che rispecchia le norme statutarie della Fondazione ed i principi elementari della buona educazione, è stata anticipata dall’agenzia Radiocor il 6 novembre (e successivamente rilanciata da altri organi di stampa tra cui: “Il Sole 24 Ore”, la “Repubblica” e “Il Messaggero” e da altre agenzie) in maniera distorta e gratuitamente non gradevole, cosa che si sarebbe potuta evitare se dette testate avessero letto lo Statuto della Fondazione Roma.
Il cambio di vertice della Fondazione non è avvenuto “in sordina”, come erroneamente riportato da Radiocor, bensì senza gli inutili clamori che hanno accompagnato in questi anni i ricambi di vertice delle altre Fondazioni di origine bancaria. Si è, infatti, assistito, in altre Fondazioni, a dispute che hanno coinvolto, anche impropriamente, gli enti locali per la designazione dei componenti gli organi, mentre il ricambio in Fondazione Roma è avvenuto senza clamore ed in tutta tranquillità, ed invece che montare artificiosamente un caso che non esiste, si sarebbe dovuto plaudire a come il ricambio è avvenuto, e ciò indipendentemente dal “mugugno” di qualcuno, anch’esso colpevolmente ignorante delle norme statutarie.
Venendo poi all’incomprensibile attribuzione del ritardo sul rinnovo del Consiglio, attribuendolo ai “tentativi” di prorogare il mandato del Presidente uscente, si vuole ricordare che il “preteso” prolungamento del mandato è scaturito dalla richiesta di salvataggio della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, che l’ha inoltrata, anche su invito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla Fondazione Roma, nonostante che la stessa non faccia parte dell’Acri, non abbia sottoscritto il Protocollo di Intesa ACRI-MEF e che, in punto di diritto, non dovrebbe essere sottoposta alla vigilanza del MEF, ma a quella della Prefettura. Poiché, tuttavia, il Ministero stesso ha insistito che il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Roma, che aveva tentato di salvare per le finalità cui è preposta una Fondazione in crisi, in ciò operando come avrebbe dovuto fare il Ministero, dovesse cessare nell’operazione di salvataggio ed essere sostituito per scaduto mandato, tale sostituzione è stata operata determinando l’irreversibile crisi della Fondazione di Ferrara.