Sul “Corriere della Sera” del 20 settembre viene ospitata una lunga intervista a Giuseppe Guzzetti, nella quale egli racconta diffusamente la storia della sua vita, a partire dalla nascita, avvenuta nel comasco ai confini con Varese, la sua conoscenza della vita contadina, la sua esperienza di studente e poi di avvocato, professione di cui, invece, poco parla, forse perché marginale, per passare ancora alla sua grande passione per la politica, per la quale si è speso, al contrario, senza riserve. Egli, da proto-leghista, a democristiano di sinistra, con una lunga vicinanza al ministro Marcora, insieme ad una grande familiarità con importanti esponenti della Chiesa lombarda, giunge, infine, dopo essere stato Presidente della Regione Lombardia e parlamentare, alla Presidenza della Fondazione Cariplo, evento dal quale sono cominciati gli articoli elogiativi nei suoi confronti, che hanno contribuito a costruire la scorretta rappresentazione di Guzzetti come salvatore delle fondazioni ex bancarie.
Come ho cercato di dire più volte, i fatti, se riportati in modo esatto, dimostrano, al contrario, che le sue scelte, anche come Presidente dell’Acri, di carattere prevalentemente politico, hanno contribuito in misura fondamentale ad intorbidare le acque circa la natura giuridica e la missione autenticamente attribuite dal legislatore a detti enti. Nate con la legge “Amato” e perfezionate con la legge “Ciampi” per dare una risposta da parte del mondo del non profit ai bisogni delle comunità locali, le fondazioni di origine bancaria, con l’esclusione della Fondazione Roma, si sono connotate, contrariamente a quanto previsto dal legislatore, come puntellatrici del mondo bancario proprio in virtù degli orientamenti assunti da Guzzetti. Egli, infatti, ha voluto che le fondazioni entrassero nella Cassa Depositi e Presiti, poi nel Fondo Atlante, rivelatosi fallimentare, e che sostenessero gli indirizzi assunti in materia economica dal governo di turno. L’accondiscendenza favorita da Guzzetti verso il mondo politico ha fatto sì che ad un certo punto, un altro lombardo, socialista di sinistra, poi leghista, poi di Forza Italia, ora candidato alle elezioni per Fratelli d’Italia, Giulio Tremonti, si sentisse autorizzato nel 2001 a tentare di pubblicizzare, per via normativa, le fondazioni, nonostante che esse fossero già state definite dalla precedente legge “Ciampi” enti privati senza fini di lucro con finalità sociali e piena autonomia statutaria e operativa. Contro questo tentativo, a differenza di quanto riferito nell’intervista da Guzzetti che si attribuisce il relativo merito, fui io come Presidente della Fondazione Roma il primo ad impugnare la riforma “Tremonti” davanti al TAR, e poi presso la Corte costituzionale, come inequivocabilmente provato dalla data e dal numero di registro dei relativi ricorsi, riuscendo ad ottenere le storiche sentenze della Consulta nn.300 e 301/2003, che misero la parola definitiva circa la natura privata, l’appartenenza alle organizzazioni delle libertà sociali delle fondazioni e circa i loro compiti esclusivamente di tipo sociale e filantropico. A fronte della mia risolutezza e assoluta determinazione a contrastare il tentativo di Tremonti, l’Acri ed il suo Presidente Guzzetti inizialmente tergiversarono, nel tentativo, poi risultato vano, di trovare un compromesso accettabile senza arrivare allo scontro. Soltanto successivamente, anche l’Acri si determinò ad avviare l’azione giudiziaria.
Ritengo di dover tornare a precisare come si sono svolti i fatti, poiché la narrazione diffusa continua ad essere distorta ed imprecisa. Voglio altresì cogliere l’occasione per ricordare che, dopo aver vinto la battaglia poc’anzi citata, la Fondazione Roma attende ancora da almeno dodici anni la possibilità di svincolarsi dalla vigilanza del ministero dell’Economia e delle Finanze, non avendo essa più titolo per essere annoverata tra le fondazioni di origine bancaria, non possedendo più da molto tempo partecipazioni di controllo nella banca conferitaria, cosa che le permetterebbe di svolgere con maggiore serenità e autonomia la sua missione, da me individuata molti anni or sono, di rappresentare un modello di solidarietà a favore della collettività come soggetto privato non profit.
Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele
Presidente Onorario Fondazione Roma